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RAPPORTO DROGHE - Drug Report -- Il



Subject: RAPPORTO DROGHE - Drug Report -- Il Manifesto  July 15

 15 Luglio 1997

RAPPORTO DROGHE

400 miliardi di dollari l'anno

La ricerca mondiale Onu indica la crescita delle sostanze sintetiche. Ogni 
anno le usano 30 milioni di persone

MARCO CALABRIA - ROMA

L' AMBASCIATORE Giorgio Giacomelli, sottosegretario generale delle Nazioni 
Unite e direttore esecutivo del programma per il controllo internazionale
delle droghe (Undcp), odia la parola repressione. Lo ha detto ieri 
presentando a Roma il Rapporto mondiale sulle droghe. "Quella contro la 
droga - ha
spiegato l'ambasciatore - non è una guerra, non elimineremo mai il crimine e 
le malattie, bisogna contenerli. Non si tratta di un problema 
tecnico-poliziesco,
ma di una questione che riguarda il disagio".

Visto l'approccio non "tecnico-poliziesco", sorprende che a una domanda 
sulle ipotesi di liberalizzazione l'ambasciatore abbia tagliato corto con
insofferenza: "Avventure singole non servirebbero ad altro che ad aprire 
varchi nelle difese faticosamente ricostruite. Non abbiamo elementi che ci
inducano a credere che qualsiasi tipo di legalizzazione ci aiuterebbe a 
risolvere il problema. Semmai abbiamo indicazioni contrarie". Il 
sottosegretario agli
esteri Rino Serri, che ha espresso il ringraziamento e il riconoscimento del 
paese a Giacomelli (l'ambasciatore lascerà a fine agosto il posto al 
senatore
Pino Arlacchi) non ha manifestato il suo pensiero sul tema.

D'altra parte il testo del Rapporto, nel capitolo su droghe e politica, 
conferma l'opinione espressa da Giacomelli: "La legalizzazione non 
estinguerebbe
necessariamente il mercato illecito della droga". Come se invece decenni di 
politiche proibizioniste abbiano necessariamente estinto il mercato illecito 
di
alcunché.

La paura non serve

Allarmare non basta più. "Generare solo la paura non significa combattere 
con efficacia, bisogna creare consapevolezza storica", ha detto Serri. Certo 
le
cifre del Rapporto non tranquillizano. Il consumo illegale di droghe (ce n'è 
infatti anche uno legale: alcool, tabacco), soprattutto di quelle 
sintetiche, cresce
in tutto il mondo. Dal 1978 i sequestri sono aumentati di 9 volte e si 
calcola che ogni anno nel mondo 30 milioni di persone facciano uso di 
sostanze
sintetiche (soprattutto stimolanti di tipo amfetaminico) con una crescita 
annua del 16%. La novità è che il consumo, come testimoniava anche Serri per 
molti
paesi africani, non aumenta più in aree determinate ma in tutto il mondo.

Per quanto concerne la produzione di papavero da oppio, il Rapporto sostiene 
che sia più che triplicata (5 mila tonnellate nel '96), il 90% della 
produzione
mondiale è concentrato in Asia (Afghanistan, Iran, Pakistan, Laos, Myanmar, 
Thailandia). Perù (metà della coltivazione mondiale), Colombia e Bolivia
incidono invece per il 98% sull'offerta planetaria di cocaina. La produzione 
è raddoppiata tra l'85 e il '94, ma è scesa rispetto ai picchi del '91 e 
'92. Nel
capitolo sequestri, il Rapporto include anche la cannabis: nel 1995 sono 
state sequestrate 3 mila tonnellate di foglie e mille di resina contro le 
251 di
cocaina, le 31 di eroina e le 13 di morfina. Il lavoro dell'Onu si occupa 
poi di "Teorie ed interpretazioni dell'uso illecito delle droghe" e sostiene 
che, nel
corso di questo secolo, le strutture tradizionali di sostanze psicoattive 
(accettate da medicina, religione e rito) si sono disintegrate per lasciare 
il campo
libero al profitto delle organizzazioni criminali.

Per i fattori che influenzano l'abuso di droghe, il Rapporto, insieme 
all'età, alla condizione socio-economica e alle relazioni tra le persone, 
prende in
considerazione anche l'ereditarietà: "uno dei possibili fattori di rischio 
che potrebbe indurre una persona all'uso delle droghe. La predisposizione 
genetica
sembra essere provata nei casi di alcoolismo". Dunque l'alcool viene 
considerata una droga, seppur lecita, ma la predisposizione genetica è una 
causa che
getta una luce inquietante sulla ricerca.

Il riciclaggio del denaro

Due tendenze principali caratterizzano il "lavaggio" dei profitti del 
traffico: la professionalità e l'internazionalizzazione. L'ambasciatore 
Giacomelli ha ricordato
il Piano contro il riciclaggio, per il quale sono stati stanziati (in buona 
parte dall'Italia) 15 milioni di dollari. Dice il Rapporto: "L'impatto forse 
più significativo
che il riciclaggio ha sull'economia legittima è che mina l'integrità del 
sistema economico". Visti i volumi, 400 milioni di dollari l'anno, sarebbe 
forse opportuno
dire che ne è parte, ma il Rapporto rifiuta ipotesi radicali come la 
legalizzazione che potrebbero colpire alla radice gli interessi e le 
protezioni dei trafficanti.
Sulla situazione italiana, ad esempio, si dice: "Sembra che il referendum 
del '93 abbia dato luogo a una politica di controllo più permissiva nei 
confronti dei
tossicodipendenti, ma non nei confronti dei trafficanti". Sembra a chi?